Uno studio recente ha utilizzato la tecnologia 3D per esaminare il celebre scheletro dell’ominide Lucy, risalente a circa 3,2 milioni di anni fa, e ha rivelato nuove informazioni sulle nostre capacità di corsa.
Secondo i ricercatori, la struttura del tendine d’Achille e la lunghezza delle fibre muscolari sono cruciali per comprendere come siamo diventati buoni corridori.
Il tendine d’Achille è il più grande tendine nel corpo umano e collega i muscoli del polpaccio all’osso del tallone.
La sua forma allungata e la sua posizione strategica consentono di immagazzinare e rilasciare energia durante la corsa, fornendo quella spinta extra necessaria per muoversi rapidamente.
Le fibre muscolari più lunghe, d’altra parte, permettono una maggiore escursione durante il movimento e una migliore elasticità, contribuendo alla nostra capacità di coprire lunghe distanze a piedi.
Grazie alla ricostruzione in 3D del scheletro di Lucy, i ricercatori sono stati in grado di analizzare in dettaglio queste caratteristiche anatomiche e confrontarle con quelle di altri primati e antenati umani.
Ciò ha permesso loro di tracciare l’evoluzione di queste caratteristiche nel corso del tempo e di comprendere meglio come siamo diventati così efficienti nel correre.
Questo studio conferma l’importanza di Lucy nello studio dell’evoluzione umana e getta nuova luce sulle nostre origini e sulle capacità fisiche che abbiamo sviluppato nel corso dei millenni.
Le scoperte potrebbero avere implicazioni anche per la ricerca moderna sull’allenamento sportivo e sull’ottimizzazione delle prestazioni atletiche, offrendo nuove prospettive su come migliorare le nostre capacità fisiche attraverso l’adattamento evolutivo.
